Eva Maria Angelini, ex hikikomori, ha condiviso con VD News la sua esperienza di isolamento sociale, raccontando una storia di profonda solitudine, dolore e, infine, redenzione. Per due anni, la sua vita è trascorsa tra le quattro mura della sua stanza, un luogo che era diventato sia un rifugio che una prigione.
Isolamento: una prigione mentale e fisica
Per Eva Maria, il mondo esterno era un pianeta sconosciuto. “Il tuo spazio è la tua stanza”, dice. Si respira solo quell’aria e uscire è come esplorare ogni volta la luna. Ogni giorno si confondeva con l’altro, ignaro del tempo e dello spazio, un ciclo infinito scandito solo dall’oscurità della sua stanza. La sua più grande paura? Vivere davvero la mia vita.
L’isolamento era assoluto: ogni interazione con il mondo esterno era ridotta al minimo, ogni contatto umano era evitato. L’unico motivo per uscire era la necessità di procurarsi il cibo, ma anche questo semplice atto era fonte di disagio e ansia.
Internet: un’arma a doppio taglio
In quegli anni, Internet è stato sia un rifugio che un’arma a doppio taglio. “Internet è un’arma”, spiega Eva Maria. “Può essere un’arma di difesa e un’arma di attacco”. Passava ore a guardare video su YouTube, immergendosi in argomenti che spaziavano dai delfini alla fisica, nel tentativo di riempire il vuoto e dare un senso alle sue giornate.
Tuttavia, questo isolamento non era solo fisico, ma anche emotivo. Per Eva Maria, gli ultimi anni di università avevano scatenato un profondo senso di confusione e un bisogno di autopunizione che l’avevano portata a isolarsi completamente dal mondo.
La svolta: la terapia e la passione per l’arte
Il cambiamento è avvenuto grazie alla terapia e alla riscoperta del disegno. Attraverso l’arte, Eva Maria ha trovato un mezzo per esprimere le sue emozioni e avviare un processo di guarigione. Ispirata da figure come Frida Kahlo, ha trasformato il dolore in creatività, trovando finalmente un modo per affrontare le sue paure e riprendere il controllo della sua vita.
Un messaggio di speranza
Oggi Eva Maria esce di più, ha trovato un equilibrio e un nuovo scopo attraverso l’arte. La sua storia non è solo un racconto di sofferenza, ma anche di rinascita, che dimostra come anche nei momenti più bui sia possibile trovare una via d’uscita.
La sua testimonianza ci ricorda l’importanza di affrontare le difficoltà, chiedere aiuto e riscoprire ciò che ci fa sentire vivi. L’arte, per Eva Maria, è stata la chiave per trasformare il dolore in speranza.